Vol I - N. 114

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Betania, Gesù, 16 gennaio 1968, terremoto del Belice
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Non ci sono più orecchie che vogliono ascoltare la mia voce nella campana. Ecco perché è necessario che la mia voce si ascolti nel vostro cuore. Il mio «sì» è sempre pronto nel darvi perdono. Io sono il Perdono. Non ho mai contati i peccati. Ho contato quelli che vengono a chiedermi perdono. Ho contato quelli che non vengono a chiedermi perdono.
Figli miei, ecco i richiami. Questi fatti (si riferisce al terremoto del Belice) non sono miei castighi, ma sono richiami. Il Padre chiama i suoi figli, ma quando non vogliono rispondere con la dolcezza, bisogna usare altri mezzi.
Quali mezzi? Quello di far loro un cenno, una minaccia di punizione, mostrar loro la mano. Se non ritornano con questo richiamo, la mia mano sarà più potente.
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Non ci sono più orecchie che vogliono ascoltare la mia voce nella campana. Ecco perché è necessario che la mia voce si ascolti nel vostro cuore. Il mio «sì» è sempre pronto nel darvi perdono. Io sono il Perdono. Non ho mai contati i peccati. Ho contato quelli che vengono a chiedermi perdono. Ho contato quelli che non vengono a chiedermi perdono.
Figli miei, ecco i richiami. Questi fatti (si riferisce al terremoto del Belice) non sono miei castighi, ma sono richiami. Il Padre chiama i suoi figli, ma quando non vogliono rispondere con la dolcezza, bisogna usare altri mezzi.
Quali mezzi? Quello di far loro un cenno, una minaccia di punizione, mostrar loro la mano. Se non ritornano con questo richiamo, la mia mano sarà più potente.
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